Yonathan Avishai piano solo

 
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Prezioso il concerto dell’israeliano Yonathan Avishai, organizzato dalla Società del Quartetto di Milano e tenutosi al Teatro Parenti, all’interno della rassegna Pianisti di altri mondi, dal jazz alle sonorità contemporanee ideata da Gianni Morelenbaum Gualberto e che, con questo terzo concerto domenicale, riporta nella città meneghina l’ispirazione di un pianismo di tradizioni e di avanguardie, di artisti che attraverso lo strumento armonico e melodico per eccellenza riescono a veicolare la preziosità di sonorità di luoghi lontani e che giungono a noi attraverso un moto spontaneo di ricerca e generosità.
Il repertorio proposto da Avishai, per la seconda volta da che l’ha concepito, conduce “alle radici della musica popolare del Novecento” degli autori Scott Joplin, Ernesto Nazareth e Ernesto Lecuona.
Il fraseggio di Avishai si articola in modo leggero, quasi impercettibile il movimento delle sue dita che sembrano accarezzare la tastiera e la fragilità del suono che producono ha la forza di identità precise, quelle dell’ibridazione etnica, da cui nasce una tecnica fortemente identitaria, quella che riconduce alle radici dell’uomo.
Le sonorità cubane dell’autore Ernesto Lecuona si alternano a quelle brasiliane di Ernesto Nazareth e del ragtime dello statunitense Scott Joplin e si tratta di partiture non difficili, per niente complesse ma pulsanti di una vivacità e di un lirismo in cui è possibile riconoscere la cifra stilistica di Yonathan Avishai da cui emerge una composita ironia e antica saggezza che affondano le radici nella cultura ebraica.
Avishai confessa che, a casa, si diletta a suonare tanta musica classica ed è un connotato inconfondibile della sua tecnica che arricchisce la sua spinta percussiva, i suoi ricami sincopati e le sue forme melodiche di sfumature essenziali.
Non c’è che dire, l’eloquio affascinante si profonde per un’ora piena e vissuta quasi sottovoce, in una sala coraggiosa di pochi sopravvissuti: chi vuol essere lieto sia, del doman non v’è certezza!