Vanessa Wagner – Pianisti Di Altri Mondi

 
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Secondo appuntamento per la rassegna Pianisti di altri mondi a cura di Gianni Morelenbaum Gualberto al Teatro Parenti di Milano per la Società del quartetto.

Vanessa Wagner, pianista francese di stampo decisamente più classico rispetto collega Iyer che l`ha preceduta; come annunciato fin da tempo il programma si é basato sul suo ultimo lavoro Inland (2919) che offre interpretazioni di brani appartenenti alla lezione minimalista del `900 recente.

La scaletta riportata in calce elenca le composizioni eseguite che rivelano l`ampio spettro di riferimenti adottati dalla Wagner, a certificazione della ricchezza e dell`eterogeneità di un genere che ha avuto il merito di rimuovere molte barriere d`accesso tipiche delle avanguardie moderne permettendo ad un ampio pubblico di avvicinarsi alle voci della più recente musica accademica novecentesca.

L`esecuzione in “piano solo” ha proposto versioni dei brani a volte molto differenti da quelle originali note ai più; l`esempio più eclatante é forse il conclusivo Struggle for Pleasure che l`autore Mertens (noto anche con il nome Soft Verdict) ha concepito per piccolo ensemble, ma anche laddove la partitura originale é pensata per pianoforte la concertista ha sempre impresso una sua evidente visione e personalità.

Facendo ricorso alle sue doti di delicatezza, raffinatezza, chiarezza di pronuncia e sobrietà (da apprezzarsi il controllato e ridotto uso dei pedali) la Wagner ha eseguito il suo programma quasi come fosse una suite a diversi movimenti  più che una serie di composizioni distinte; questo proprio grazie a quella sua lettura personale che ha conferito una continuità logica alla proposta musicale.

Di conseguenza un autore “da strada” come Moondog viene eseguito con eleganza, preferendo arpeggi e legati agli staccati della più “rude” trama originale, conferendo così una verve più classica al risultato.

Oltre alle qualità sopra elencate occorre citare la capacità della Wagner di valorizzare le melodie e la cantabilità dei brani, dote che é emersa in modo palmare nell`esecuzione di Louella nella quale la pianista ha saputo dare corpo anche alle minime sfumature nei “fading” delle  note, utilizzando appieno le risorse del Fazioli messole a disposizione; un piano incredibile che, senza alcuna amplificazione, é risultato percepibile in modo chiaro su tutte le dinamiche e altezze.

Anche laddove la semplicità del minimalismo era predominante e si poteva rischiare una certa staticità (cioé i brani di Glass) il gioco sempre stato gradevole, per molti versi affascinante. Laddove invece occorreva spinta ritmica o personalità, come nei brani di Bryars, Monk e Dressner, non si é mai usciti da una grazia di fondo che ha sempre accolto all`ascolto.

Indubbiamente le risorse di cui l`artista dispone grazie al suo talento e alla sua solidissima preparazione sono state tutte messe a disposizione della performance che, a parere di chi scrive, é risultata addirittura superiore alla registrazione su disco per via di una più diretta percezione delle sfumature e del grande lavoro sugli intrecci e sugli arpeggi. Da lodare a questo proposito anche l`acustica del teatro e, perché no, il rispetto e l`attenzione del pubblico che é apparso sempre molto concentrato apprezzando con evidenza l`operato con lunghi applausi conclusivi.

Far coincidere qualità e accessibilità, semplicità ed elaborazione non é quindi un ossimoro; di mezzo ci sta l`artista in grado di far suo quanto propone e di restituirlo in modo efficace. Il concerto di oggi ha chiaramente dimostrato che “si può fare”.

Unico neo; la sala non completamente esaurita, cosa che ci ha meravigliato dato che lo stampo classico dell`artista avrebbe potuto raggiungere una platea più ampia rispetto a quella di Iyer che, al contrario, era risultato quasi sold-out. Peccato, per chi non c`era un`occasione persa ma ci sarà modo di recuperare.

A questo proposito appuntamento al prossimo evento che cambierà completamente le regole del gioco; Yonathan Avishai ci porterà alle radici della musica popolare americana del Novecento, un altro viaggio affascinante per cui si consiglia di staccare fin da ora il biglietto, saranno ancora una volta soldi ben spesi.