Pianisti sconfinati e Milano sugli scudi

 
leggi articolo originale

Chi segue TdJ da un po’ di anni (nelle varie versioni che si sono susseguite online) sa che seguiamo la scena jazzistica milanese con un occhio di riguardo, vuoi per motivi logistici, vuoi perchè le occasioni d’interesse, e di polemica, non sono mai venute meno. Se JazzMicui facciamo i nostri migliori auguri, sta scaldando i motori per l’imminente e poderosa rassegna (come si apprezza nel link una ridda di concerti notevoli, concentrati a mò di Festival in pochi giorni in svariate location, a nostro avviso sono da segnarsi con pennarello rosso almeno la Mingus Big Band Afro-Cuban All Stars, John Scofield, Kenny Barron)  e se l’Atelier Musicale prosegue la propria Stagione “tutta italiana” è pur vero che il capoluogo meneghino ha sofferto la defezione più grave con la fine dell’esperienza “Aperitivo In Concerto“, arrivata nel 2017, dopo 32 edizioni di spessore internazionale, con una direzione artistica che ha coerentemente determinato rassegne dal contenuto spesso straordinario, proposte che andavano a cogliere musicisti che è assai rado vedere ai nostri lidi, creando mano a mano una piccola/grande comunità che si ritrovava, riempendo gli ampi spazi del Teatro Manzoni per assistere a concerti a volte poco convenzionali, a volte più d’indirizzo mainstream, ma sempre con un respiro mondiale, col gusto d’intercettare ed innovare linguaggi solo apparentemente lontani tra loro ed abbattere steccati di genere. Per farla breve e non scivolare in un comunque meritato peana, si sono conosciuti e visti all’opera numerosi jazzisti strepitosi. Ora, la notizia non è che quella rassegna riapre i battenti ma che sotto diverse insegne e con diversa impostazione quelle stesse idee stanno per tornare in circolo, spostandosi al Teatro Parenti, dove in collaborazione con la “Società del Quartetto” (storica Associazione milanese che da un secolo promuove, incoraggia e diffonde la conoscenza della musica classica) avrà vita una nuova Stagione Pianistica che di fatto prevederà anche alcune perle jazz nelle domeniche mattina milanesi, affidate a performers di estremo interesse. Diamo conto dell’intero programma varato, che partirà nel Gennaio 2020, ed anticipiamo anche i prezzi dei biglietti: 20 euro intero, 16 euro il ridotto (per giovani ecc.), mentre attendiamo indicazioni su eventuali pacchetti abbonamento all’intera rassegna.

                                                                Pianisti oltre i confini

Novità, contaminazioni, percorsi, incroci
Rassegna di concerti della Società del Quartetto di Milano e del Teatro Franco Parenti
ideata da Gianni Morelenbaum Gualberto

ore 11.00, Sala X
Domenica 19 gennaio; 9 e 23 febbraio; 15, 22, 29 marzo; 5 aprile

ore 20.30, Bagni Misteriosi
Venerdì 22 maggio

Teatro Franco Parenti, Via Pierlombardo 14

La nuova collaborazione tra il Teatro Franco Parenti e la Società del Quartetto offre l’occasione per una più ampia trasformazione dei modi di proporre musica e dunque di rapportarsi con un pubblico più ampio e più curioso.
Fortemente voluta da Ilaria Borletti Buitoni e da Andrée Ruth Shammah, questa rassegna di concerti si configura come un viaggio in 8 tappe affidato a 11 pianisti. Un percorso, ideato da Gianni Morelenbaum Gualberto, che spinge a varcare frontiere geografiche, stilistiche, temporali, attraverso più linguaggi e sincretismi. Per fare la conoscenza – non senza divertimento e levità- con più mondi di grande fascino e complessità, di straordinaria varietà e vivacità.
Vijay Iyer (19 gennaio) e Jason Moran (5 aprile)
Autori e interpreti celebrati internazionalmente, spalancheranno una finestra sulla musica improvvisata che, partendo dal jazz, è diventata uno fra i principali veicoli espressivi della tradizione musicale americana, assimilando una molteplicità di materiali: dalle strutture accademiche agli echi dei song e delle canzoni popolari ai ritmi che il Nuovo Mondo ha saputo estrarre da più e diverse tradizioni.

Vanessa Wagner (9 febbraio) e Lisa Moore (15 marzo)
Se Lisa Moore farà conoscere in modo spettacolare e trascinante il costante connubio fra musica e immagini, fra musica e happening teatrale, che ha caratterizzato molta produzione contemporanea attraverso pagine di Steve Reich, Philip Glass, John Adams, David Lang e della giovane ma già affermatissima Missy Mazzoli, Vanessa Wagner metterà il suo ben noto virtuosismo al servizio di autori che hanno voluto porsi ai confini fra il linguaggio accademico e la ricchezza dei vernacoli che sincretismi e contaminazioni hanno disseminato lungo tutto il Novecento: l’inclinazione cinematografica di Michael Nyman, il lontano e poetico mondo baltico di Peteris Vasks, l’ipnosi timbrica di Hans Otte, il tratto incantatorio di Meredith Monk, il trascinante sciamanesimo di Moondog, il romantico minimalismo europeo di Wim Mertens, lo ieratico incontro fra linguaggio accademico e l’energia dell’improvvisazione elettrica di Bryce Dessner.

Yonathan Avishai (23 febbraio)
Pianista virtuoso e raffinato il cui talento è stato esaltato da una recente serie di incisioni per una prestigiosa etichetta come la ECM, presenterà un programma che intende illustrare le radici della musica popolare d’autore nel Nuovo Mondo: il ragtime del leggendario Scott Joplin e il tango brasileiro di Ernesto Nazareth, compositore al quale s’ispirarono artisti del calibro di Darius Milhaud e Heitor Villa-Lobos.

Timo Andres (22 marzo)
Compositore e pianista dalle doti espressive e strumentali del tutto fuori dal comune, Timo Andres ci porterà nel cuore della nuova musica dei nostri tempi, capace di riallacciare un rapporto con il pubblico grazie a un’ispirazione ricca e feconda quanto disponibile a dialogare e a farsi ascoltare, senza steccati linguistici o posizioni preconcette, senza timori nei confronti di un diverso uso della tonalità, senza rifiuti nei confronti di una ricchezza ritmica e melodica. Autori americani di oggi come Philip Glass, John Adams e Nico Muhly si affiancheranno a compositori europei come Louis Andriessen e Donnacha Dennehy e a uno dei padri storici della musica americana, Aaron Copland. Ma non mancheranno pagine di autori che hanno saputo porsi al crocevia fra più culture e stili come Robin Holcomb, Gabriella Smith, Brad Mehldau (che molti conoscono come celebre jazzista) e Frederic Rzewski (ben noto per le sue monumentali Variazioni su El Pueblo Unido Jamás Será Vencido ).

Simon Ghraichy (29 marzo)
Altro affascinante virtuoso oggi nella scuderia discografica della Deutsche Grammophon, Simon Ghraichy rappresenta simbolicamente e persino fisicamente lo spirito della rassegna: francese di nascita, libanese e messicano di origini, una gioventù trascorsa in Canada, studi musicali fra Parigi e Hensinki, egli presenta un programma affascinante, in cui si esplorano le radici ispaniche della musica del Nuovo Mondo. Partendo da alcune ben note composizioni di Albéniz come Astúrias , Málaga , Jerez e Eritaña , il pianista approderà alla Cuba virtuosistica e post-lisztiana delle danze afro-cubane di Ernesto Lecuona per poi soffermarsi sui ritmi caraibici di Porto Rico, così come immortalati da un compositore originale quanto stravagante come Louis Moreau Gottschalk, per poi concludere con l’immaginifico e coloratissimo Messico ritratto da Arturo Márquez.

Il viaggio si conclude (22 maggio) con una festosa e coinvolgente celebrazione del jazz e di uno dei suoi profeti: Charlie Parker, leggendario sassofonista, uno dei padri del be-bop e uno fra i più influenti intellettuali del Novecento, di cui ricorre nel 2020 il centenario della nascita. Quattro pianisti fra i più apprezzati protagonisti della scena improvvisata internazionale odierna – Dado Moroni, Aaron Goldberg, Danny Grissett e Emmet Cohen – si alterneranno, su due pianoforti a due, quattro e persino otto mani, per ricordare uno dei linguaggi che hanno cambiato la storia del Novecento. Perché, come sosteneva Egon Schiele, L’Arte non può essere moderna, l’Arte appartiene all’eternità.