Gianni Morelenbaum Gualberto: “Lo sguardo ai pianisti che allarga i mondi possibili”

 
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Incontro con il raffinato curatore della rassegna dal jazz alla contemporanea al Teatro Franco Parenti di Milano. “Una musica che abbraccia e incuriosisce”

Spesso anche gli addetti ai lavori ne sentono il peso della sperimentazione e la etichettano come musica difficile. Il pianoforte, uno degli strumenti più antichi, declinato con virtù e tempi moderni sfugge alle etichette e abbraccia, per questo, tante persone che sono affascinate dal suo uso contemporaneo. “Pianisti di altri mondi – Dal jazz alle sonorità contemporanee” nel 2020 al Teatro Franco Parenti di Milano permetterà un viaggio per andare “oltre i confini” della musica. Otto tappe per varcare frontiere geografiche, stilistiche, temporali e scoprire la colonna sonora della nostra contemporaneità e del nostro futuro. Ci saranno ogni mese concerti con una star diversa: Vijay Iyer a gennaio, Vanessa Wagner a febbraio, Lisa Moore a marzo, Jason Moran ad aprile (per tutto il calendario vi rimandiamo qui).

Dal jazz alle più avanzate esplorazioni sonore di oggi, il programma rivela la spettacolare e coinvolgente varietà di esperienze che la musica dei nostri tempi sa offrire. Lo cura, con la Società del Quartetto, e Associazione Pier Lombardo in collaborazione con Fazioli, Gianni Morelenbaum Gualberto. L’esperto ha lavorato al Teatro dell’Opera di Roma e organizzato per quest’ultima serie musicale di musica classica, jazz e contemporanea. È stato assistente produttore e produttore di Horo, una delle principali etichette discografiche italiane dedicate al jazz e alla musica contemporanea. A New York ha collaborato, tra l’altro, con il M. ° Leonard Bernstein mentre a Milano è stato direttore artistico del Teatro Arcimboldi e di Aperitivo in Concerto al Teatro Manzoni.

La contemporanea è davvero una proposta musicale difficile?

Una larga parte della musica contemporanea non ha un rifiuto per un dialogo con il pubblico. Negli ultimi 30 anni lo hanno voluto i musicisti stessi, spesso per coprire il vuoto che si era venuto a creare. C’è stata un’idea che accostava l’ostico con il contemporaneo. Ma per fortuna ci sono molte fasce della musica di questo filone che si sono avvicinate al pubblico, e viceversa.

Come avviene questo processo?

Molto della musica è meticciata. Molta musica accademica americana prende dal rock, jazz, dall’elettronica il che facilita, perché mette in contatto persone che sono già abituate ad alcune sfumature sonore. E si riconoscono in parte in alcune proposte che solitamente tenevano a distanza. Si crea un felice avvicinamento.

Gli artisti spesso si cimentano con altri linguaggi. Cosa porta questa attitudine?

Vanessa Wagner che è un’artista classica lavora da anni con un creativo dell’elettronica messicana, Murcof. Fanno concerti molto coinvolgenti di improvvisazione libera e di dialogo con pianoforte ed elettronica. Ma qui al Franco Parenti la rassegna sarà volutamente acustica, perché l’idea è far vedere uno strumento vecchio, come il pianoforte, possa parlare in maniera attuale a chi non ha un forte legame con esso.

L’origine di questo cartellone quale è?

Questa stagione è stata ideata anche per chi non ha rapporto con musica accademica. La musica classica non esiste più, almeno per chi la intende come 50 o 70 anni fa. Vero che è scritta, ma è contaminata, dialoga e noi vogliamo farla conoscere.

“Pianisti di altri mondi”: perché?

All’inizio pensavamo a pianisti dell’altro mondo, poi è sembrato eccessivamente apotropaico, poteva sembrare respingente. Oggi viviamo in un connubio di mondi, che a volte dà anche problemi di dialogo, normale questo. Ma le musiche latino-americane, per esempio non sono più considerate esotiche, fanno parte del nostro linguaggio abituale. In radio, la musica d’evasione, anche se non è la definizione giusta, è piena di ritmi che arrivano da quelle latitudini.